Fine's Blog

venerdì 23 aprile 2010

Dissesto Idrogeologico in Italia

Si definiscono come dissesti idrogeologici quei processi che vanno dalle erosioni contenute e lente alle forme più consistenti della degradazione superficiale e sotterranea dei versanti fino alle forme imponenti e gravi delle frane comprendendo anche fenomeni come alluvioni e valanghe.
Le cause del dissesto idrogeologico sono da ricercarsi nella fragilità del territorio, nella modificazione radicale degli equilibri idrogeologici lungo i corsi d’acqua e nella mancanza d’interventi manutentori da parte dell’uomo soprattutto nelle aree montane in abbandono dove non si esercitano più le tradizionali attività agricole e forestali.
In Italia sono ben 3.671 i Comuni a rischio idrogeologico, il 45% del totale.
Solo negli ultimi 10 anni si sono verificati ben 12.993 eventi idrogeologici “problematici”, di cui sei catastrofici, e nell’ultimo trentennio frane e alluvioni hanno provocato oltre 3.500 vittime e almeno 50 miliardi di euro di danni.
I fattori o le cause che producono una frana o un movimento di massa sono molteplici si distinguono in tre tipi:

1) Cause predisponenti (ovvero proprie dell'ambiente naturale): natura del terreno, litologia, giacitura, andamento topografico, acclività dei versanti, clima, precipitazioni, variazioni di temperature, idrogeologia ecc...
2) Cause preparatrici: disboscamento, piovosità, erosione dell'acque, variazione del contenuto d'acqua, azioni antropiche ecc...
3) Cause provocatrici: abbondanti piogge, erosione dell'acque, terremoti, scavi e tagli ecc...

Le cause del dissesto idrogeologico sono quindi da ricercarsi nella fragilità del territorio, nella modificazione radicale degli equilibri idrogeologici lungo i corsi d'acqua e nella mancanza d'interventi manutentori da parte dell'uomo soprattutto nelle aree montane in abbandono dove non si esercitano più le tradizionali attività agricole e forestali.
In Italia si continua a costruire dove non si dovrebbe, si continua a illudere ed illudersi che con le grandi opere di difesa idraulica si possano strappare impunemente altri terreni ai nostri fiumi, già irrimediabilmente attaccati dall'urbanizzazione.
Quindi il rischio idrogeologico è stato fortemente condizionato dall'azione dell'uomo e dalle continue modifiche del territorio che hanno, da un lato, incrementato la possibilità di accadimento dei fenomeni e, dall'altro, aumentato la presenza di beni e di persone nelle zone dove tali eventi erano possibili e si sono poi manifestati, a volte con effetti catastrofici.
Ma gli interventi possibili non mancano se esiste un monitoraggio continuo delle zone a rischio.
Per evitare di innescare i movimenti franosi è necessario porre attenzione alle aree a rischio ed osservare alcuni accorgimenti:

1) Evitare costruzioni sul coronamento del corpo di frana o comunque nella sua parte superiore, in quanto questo appesantisce il terreno sottostante e lo rende instabile facilitandone lo scivolamento;
2) Evitare di effettuare sbancamenti o scavi nella parte inferiore del corpo della frana perché questo elimina una parte consistente del terreno resistente alla frana.

Questo è un video della frana in Calabria avvenuta recentemente:


Per aumentare il fattore di sicurezza in un'area a rischio frana si possono progettare interventi attivi di vario tipo:

1) Sbancamenti: opere di scavo eseguite a monte della massa di terreno a rischio; in fase di progettazione e decisione di questi interventi bisogna sempre tenere in considerazione che uno sbancamento se da un lato aumenta il fattore di sicurezza a valle dell'intervento lo diminuisce a monte;
2) Riprofilature: riduzione dell'inclinazione del pendio per mezzo dell'allontanamento di materiale e quindi costruendone artificialmente il profilo (che può essere con angolazione costante o a gradoni);
3) Allontanamento di massi pericolanti: si può pensare di intervenire su un versante allontanandone le parti più pericolose e più difficilmente stabilizzabili, come dei blocchi pericolanti, facendo però attenzione che l'intervento per rimuoverli non sia di danno al resto del versante (come può avvenire facilmente ad esempio utilizzando dell'esplosivo);
4) Riduzione dell'erosione al piede del versante da parte dei corsi d'acqua: questi interventi sono finalizzati a ridurre l'effetto dannoso che ha l'erosione nei confronti della stabilità del pendio; tali interventi possono essere:
5) Rimboschimento: dal momento che gli apparati radicali delle piante sono in grado di conferire al terreno maggiore coesione e resistenza agli sforzi di taglio, è possibile utilizzare questa tecnica per prevenire fenomeni franosi;
6) Opere di drenaggio superficiale, cioè quelle opere in grado di allontanare l'acqua piovana che andrebbe ad erodere il terreno; alcuni esempi sono le canalette superficiali (canali disposti lungo la linea di massima pendenza sul corpo della frana) e i fossi di guardia (fossi longitudinali alla frana posti immediatamente sopra la parte superiore);
7) Opere di drenaggio profondo, in grado di allontanare l'acqua nel sottosuolo; interventi di questo tipo sono trincee, pozzi e gallerie drenanti.
In caso di terreni rocciosi si può intervenire anche con tiranti, bulloni o chiodi infissi nella roccia che quindi possano sostenere la massa.


Nel biennio 2000/2001 lo Stato ha speso quasi 1,7 miliardi di Euro (oltre 3.270 Miliardi di Lire) per interventi rivolti a riparare i danni delle maggiori calamità idrogeologiche. Spese che hanno prodotto pochi miglioramenti nella sicurezza del territorio, "pezze" sistemate qua e là per salvare il salvabile quando la carica distruttiva dell'evento si era ormai sprigionata.
Se solo una parte dei fondi utilizzati per l'emergenza fossero impiegati per la manutenzione ordinaria del territorio e per opere di difesa idraulica compatibili con l'ambiente (risagomatura degli argini, creazione di golene allagabili, casse di espansione, ingegneria naturalistica, interventi di ripristino e recupero ambientale, piantumazione, riforestazione, incentivi alle comunità montane), si potrebbe finalmente ridurre il livello di rischio idrogeologico del nostro Paese, con più sicurezza per i cittadini e minori esborsi per lo Stato.

venerdì 9 aprile 2010

Roma ( Google Maps )



Roma è un comune italiano di 2.736.380 abitanti, capoluogo della provincia di Roma, della regione Lazio e capitale della Repubblica Italiana.
Fondata secondo la tradizione il 21 aprile del 753 a.C. da Romolo e Remo, Roma ha ricoperto un ruolo fondamentale in Italia e in Europa nel corso della sua storia quasi trimillenaria (i primi insediamenti risalirebbero al X secolo a.C.).
Caput mundi durante l'epoca romana, ovvero capitale del mondo allora conosciuto, e punto di riferimento politico e spirituale di livello internazionale fino ai nostri giorni, Roma è sede del papato (dal II secolo, tanto da essere considerata oltre che caput mundi anche caput fidei) e, dopo aver subito le dominazioni di Bisanzio, è stata capitale dello Stato della Chiesa (dall'VIII secolo), del Regno d'Italia (dal 1871), ed è quindi diventata capitale della Repubblica Italiana (nel 1946).
Nel corso della sua millenaria storia, la città di Roma è stata sede di centinaia di teatri ed altri edifici ad uso spettacolo (circhi, anfiteatri).
I principali teatri della Roma antica erano il teatro di Pompeo, il teatro di Marcello, il teatro di Balbo ed il teatro di Ostia antica, tuttora funzionante. I maggiori anfiteatri erano l'anfiteatro di Statilio Tauro, l'anfiteatro castrense e l'anfiteatro Flavio, noto come Colosseo ed ancora oggi saltuariamente utilizzato per rappresentazioni teatrali e concerti.


Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Roma